Tanatofobia: quando la paura di morire impedisce di vivere
Mi capita molto spesso, in studio, di affrontare la paura della morte come aspetto comune a molti disturbi, da quelli d’ansia a quelli di personalità. Noto, sempre più frequentemente, che moltissime persone hanno paura della morte; è qualcosa di ignoto che non riusciamo a prevedere, controllare e che, nell’immaginario di molti vanificherebbe ogni momento bello e ogni passo verso la costruzione di progetti futuri.
Perchè dovrei sposarmi se poi tanto morirò?
Per quale motivo dovrei essere felice se tanto so già che morirò un giorno?
Il pensiero della morte diventa motivo per non essere felici, l’impedimento al raggiungimento di qualsivoglia obiettivo e causa malessere costante che pervade le giornate, diventa un pensiero ossessivo, pervasivo, fino a logorare.
Non ci si può permettere di essere felici perché la felicità prima o poi finirebbe. Molto più profondamente la paura della morte cela la paura della fine; chi teme la morte teme che i momenti belli finiscano, un percorso lavorativo finisca, la propria carriera universitaria giunga al termine, la propria storia sentimentale finisca.
Sono triste perché con la laurea finisce tutto… finisce il percorso universitario
La paura della fine non permette, quindi, di godere dei momenti presenti, che passano e scivolano con amarezza e delusione dalle mani. Il tempo passa e la persona è inconcludente, vuole fare tante cose ma il pensiero che possano finire blocca ogni azione. La persona tanatofobica sposta sempre in avanti, al futuro, la sua visione del mondo, ma temendo il futuro trascura il presente.
Il Covid ha reso ancora più labile il confine vita/morte e molte persone si sono ritrovate più fragili e più fobiche di quanto non lo fossero prima; la morte da Covid, vissuta personalmente o indirettamente, ha centralizzato il tema della morte nella vita di tutti. La morte può accadere a tutti in qualsiasi momento ed è imprevista.
La paura della morte nasconde una fobia specifica soggettiva che va rintracciata e approfondita:
- Paura di soffrire e provare dolore andando incontro alla morte (spesso associata a esperienze di morti cruente e improvvise vissute in passato)
- Paura di lasciare le persone amate (timore di lasciare genitori o figli sofferenti per la propria morte e incapaci di superare il lutto)
- Paura dell’ignoto e della vita dopo la morte (legata all’incapacità di darsi spiegazioni razionali rispetto alla morte e di ciò che viene dopo)
- Paura legata ad una bassa autostima (paura di essere dimenticati, es. nell’immaginare che nessuno verrebbe al proprio funerale)
- Paura dell’abbandono
Sintomi
Chi ha paura della morte sperimenta intensi sintomi fisici e psicologici come:
- tremolio
- tensione
- sudorazione
- sensazione di soffocamento
- tachicardia
- palpitazioni
- profonda tristezza e svilimento
- mancanza di speranza per la vita
- senso di colpa
- ritiro sociale
- rabbia
- pianto
- disperazione
- angoscia
Nella maggior parte dei casi si presenta in persone che soffrono di disturbi d’ansia, depressione e ipocondria.
Cause
Le cause vanno rintracciate in esperienze passate negative e nella famiglia come ambiente di incomunicabilità del dolore. Nel primo caso può esserci un trauma di base irrisolto, come la morte di un proprio caro, che non è stato elaborato e ha segnato una spaccatura nella vita della persona che ha pensieri intrusivi di morte e non riesce ad andare avanti. In questo caso è necessario fare un lavoro di elaborazione del lutto e di ricostruzione di significati nuovi della vita.
In molti casi, invece, la causa è da rintracciare nella famiglia d’origine che non apre ad una comunicazione sana della morte, del dolore ma che anzi la tace, la trascura o la nega, ad es. non si parla mai del dolore o della morte di qualcuno o se ne parla poco e in termini angoscianti e preoccupanti. Es. non si porta il figlio al funerale o, ancora, si parla preoccupati della malattia di un parente che sta male e che da lì a poco si pensa morirà.
I miei genitori non mi hanno mai portato ad un funerale e non mi hanno mai spiegato la morte
Nessuno mi ha avvisato della malattia dello zio. Un giorno mi chiamarono per dirmi di andare all’obitorio.
Molto spesso i genitori della persona fobica non preparano al dolore e alla morte perché ansiosi o iperprotettivi o incapaci di comunicare le emozioni. La persona, quindi, si ritrova non equipaggiata e difesa rispetto al dolore della morte, che viene temuta poiché sconosciuta.
La psicoterapia aiuta ad avere una spinta vitale propulsiva
Molto spesso la paura della morte è propria di coloro che sono fortemente attaccati alla vita, a tal punto da non volersi perdere nulla. Il percorso di psicoterapia aiuta ad allargare la propria visione della vita che diventa occasione per godere di quello che si ha oggi.
Pensare di avere poco tempo può spingere la persona fobica a godere di ogni momento giornaliero, sfruttando pienamente la quotidianità. Non serve ricordarsi che si deve morire, ma fare in modo di vivere prima il presente, in quanto questo rende soddisfatti e appagati riempiendo la vita di quello che ci offre in ogni istante.
La psicoterapia allena, inoltre, a comunicare il dolore e a non temerlo, in quanto fa parte della vita e non è sempre un impedimento; molto spesso temere qualcosa ci fa capire ciò che per noi è importante.
Altro scopo della terapia è fare in modo che la persona accetti di non avere il controllo su tutto ciò che la vita ci riserva, morte compresa; siamo impotenti ma questo non ci rende deboli, bensì consapevoli.